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Era già noto che
tra i Santi venuti alla Santa Casa vi era pure San
Giovanni Bosco, come riportato nella lapide dei
Santi a Loreto, ma non avevamo potuto precisare la
data.
Le nostre ricerche
sono state soddisfatte da don Enrico Luciani con
la seguente nota storica:
“San Giovanni Bosco fu a Loreto il 23 giugno 1877,
insieme a S. Ecc. Mons. Aneiros de San Josè,
arcivescovo di Buenos Aires. Insieme
all’Arcivescovo fu ospite del Card. Benedetto
Antonio Antonucci, vescovo di Ancona.
Celebrò in quel giorno la messa in
Santa Casa”.
San Giovanni Bosco, santo piemontese
di fine 800, fondatore dei Salesiani, la sua popolarità si è
diffusa in tutti i continenti, dove è presente la Famiglia Salesiana che nella
varietà delle sue presenze diffonde il suo carisma e ne continua la presenza
con l'attenzione ai ragazzi e ai giovani.
L'infanzia
Giovanni Bosco nacque a Castelnuovo d'Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco)
nella cascina Becchi, il 16 agosto 1815, frutto del matrimonio tra Francesco e la
venerabile Margherita Occhiena. Cresciuto nella sua modesta famiglia, dalla santa madre fu educato alla fede e alla pratica coerente del messaggio evangelico. A soli nove anni un sogno gli rivelò la sua futura missione volta all'educazione della gioventù.
Ragazzo dinamico e concreto, fondò fra i coetanei la "società dell'allegria".
L'ordinazione sacerdotale
Entrò poi nel seminario di Chieri e ricevette l'ordinazione
sacerdotale nel 1841. Iniziò il triennio di teologia morale presso il convitto
ecclesiastico, alla scuola del teologo Luigi Guala e del santo Cafasso. Questo periodo si rivelò occasione propizia per porre solide basi alla sua futura opera educativa tra i giovani, grazie a tre provvidenziali fattori: l'incontro con un eccezionale educatore che capì le sue doti e stimolò le sue potenzialità, l'impatto con la situazione sociale torinese e la sua straordinaria genialità, volta a trovare risposte sempre nuove ai
gravi problemi di una società in rapida
trasformazione.
La nascita dell'oratorio
Era l'8 dicembre 1841, dopo l'incontro con il giovane Bartolomeo Garelli, il giovane
sacerdote Don Giovanni Bosco iniziò a radunare ragazzi e giovani presso il Convitto di San Francesco per il catechismo. Torino era a quel tempo una città in forte espansione
con una marcata immigrazione dalle campagne piemontesi, ed il mondo giovanile
era abbandonato a sé stesso: analfabetismo,
disoccupazione, degrado morale e mancata
assistenza religiosa. Don Bosco intuisce il
profondo disagio degli adolescenti, che subivano il passaggio dal mondo agricolo a quello preindustriale, in
una società che non si curava di loro.
Don Bosco apre per loro l'oratorio pur tra
mille incomprensioni e fastidiosi traslochi. Il primo tentativo in tal senso fu compiuto dal vulcanico Don Giovanni Cocchi, che nel 1840 aveva aperto in zona Vanchiglia l'oratorio dell'Angelo Custode. Don Bosco
iniziò l'oratorio, intitolato a San Francesco di Sales,
presso il Rifugio della marchesa di Barolo. Lo
aiutava il teologo Giovanni Battista Borel. Quattro anni dopo
si trasferì nella vicina Casa Pinardi, dalla quale si sviluppò poi la grandiosa struttura odierna di Valdocco, nome indelebilmente legato all'opera salesiana.
Pietro Stella così descrisse il giovane sacerdote:
"Prete simpatico e fattivo, bonario e popolano, all'occorrenza atleta e giocoliere, ma già allora noto come prete straordinario che ardiva fare profezie di morti che poi si avveravano, che aveva già un discreto alone di venerazione perchè aveva in sè qualcosa di singolare da parte del Signore, che sapeva i segreti delle coscienze, alternava facezie e confidenze sconvolgenti e portava a sentire i problemi dell'anima e della salvezza eterna".
Spinto dal suo innato zelo pastorale, nel 1847 Don Bosco avviò l'oratorio di San Luigi presso la stazione ferroviaria di Porta Nuova.
Filosofia di don Bosco
La salvezza dell'anima era l'obiettivo finale, la formazione di "buoni cristiani ed onesti cittadini" era invece quello immediato, come Don Bosco soleva ripetere. In tale ottica concepì gli oratori quali luoghi di aggregazione, di ricreazione, di evangelizzazione, di catechesi e di promozione sociale, con l'istituzione di scuole professionali.
L'amorevolezza costituì il supremo principio
pedagogico adottato da Don Bosco, che faceva
notare come non bastasse però amare i giovani,
ma occorreva che essi percepissero di essere
amati. Ma della sua pedagogia un grande frutto
fu il cosiddetto "metodo preventivo".
Nel 1863 apre un piccolo seminario presso Mirabello,
nella diocesi di Casale Monferrato. Nel 1875 inviò i suoi primi salesiani in America Latina, capeggiati dal
giovane Giovanni Cagliero, (diventato poi
vescovo e cardinale) con il principale impegno di apostolato tra gli emigrati italiani. Ben presto però i missionari estesero la loro attività dedicandosi all'evangelizzazione delle popolazioni indigene, culminata con il battesimo conferito da Padre Domenico Milanesio al Venerabile Zeffirino Namuncurà, figlio dell'ultimo grande cacico delle tribù indios araucane.
Uomo versatile e dotato di un'intelligenza eccezionale, con il suo fiuto imprenditoriale Don Bosco considerò la stampa un fondamentale strumento di divulgazione culturale, pedagogica e cristiana. Scrittore ed editore, tra le principali sue opere si annoverano la "Storia d'Italia", "Il sistema metrico decimale" e la collana "Letture Cattoliche". Non mancarono alcune biografie,tra le quali spicca quella del più bel frutto della sua pedagogia, il quindicenne San Domenico Savio, che aveva ben compreso la sua lezione: "Noi, qui, alla scuola di Don Bosco, facciamo consistere la santità nello stare molto allegri e nell'adempimento perfetto dei nostri doveri". Scrisse inoltre le vite di altri due ragazzi del suo oratorio, Francesco Besucco e Michele Magone, nonchè quella di un suo indimenticabile compagno di scuola, Luigi Comollo.
Nascita della congregazione
Pur essendo straordinariamente attivo, Don Bosco non avrebbe comunque potuto realizzare
da solo questa opera e, sin dall'inizio
coinvolge numerosi sacerdoti e laici. Al fine di garantire continuità e stabilità a ciò che aveva iniziato, fondò a Torino la Società di San Francesco di Sales,
i Salesiani, e nel 1872 a Mornese con Santa Maria Domenica Mazzarello le Figlie di Maria Ausiliatrice.
Contesto sociale
L'opinione pubblica contemporanea apprezzò molto la preziosa opera di promozione sociale da lui svolta, anche se la stampa laica gli fu sempre avversa, tanto che alla sua morte la Gazzetta del Popolo si limitò a citarne cognome, nome ed età nell'elenco dei defunti, mentre la Gazzetta Piemontese (l'odierna "La Stampa") gli riservò l'articolo redazionale dosando accuratamente meriti e demeriti del celebre sacerdote: "Il nome di Don Bosco è quello di un uomo superiore che lascia e suscita dietro di sè un vivo contrasto di apprezzamenti e opposti giudizi e quasi due opposte fame: quello di benefattore insigne, geniale, e quello di prete avveduto e procacciate". Personalità forte ed intraprendente, bisognosa di particolare autonomia nella sua azione a tutto campo, non lasciava affatto indifferenti coloro che gli erano per svariati motivi a contatto. Ciò costituisce inoltre una spiegazione ai ripetuti scontri che ebbe con ben due arcivescovi torinesi: Ottaviano Riccardi di Netro e soprattutto Lorenzo Gastaldi. Lo apprezzò e lo appoggiò invece costantemente e senza riserve papa Pio IX, che con la sua potente intercessione permise all'opera salesiana
il riconoscimento ufficiale della Chiesa.
Morte e canonizzazione
Giovanni Bosco morì in Torino il 31
gennaio 1888. Alla guida della congregazione gli succedette il Beato Michele Rua, uno dei suoi primi fedeli discepoli. La sua salma fu in un primo tempo sepolta nella chiesa dell'istituto salesiano di Valsalice, per poi essere trasferita nella basilica di Maria Ausiliatrice, da lui fatta edificare. Il pontefice Pio XI, suo grande ammiratore, beatificò Don Bosco il 2 giugno 1929 e lo canonizzò il 1º aprile 1934.
Nel 1988 Giovanni Paolo II, recatosi in visita al Colle Don Bosco, lo dichiarò
Padre e Maestro della gioventù, "stabilendo che con tale titolo egli sia onorato
e invocato, specialmente da quanti si riconoscono suoi figli spirituali".
Merita infine ricordare la prolifica stirpe di santità generata da Don Bosco, tanto che allo stato attuale delle cause, la Famiglia Salesiana può contare ben 5 santi, 51 beati, 8 venerabili ed 88 servi di Dio.
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